Quando si avvicina la fine della vacanza, fra il pensiero di un anno in più che se ne va ed il piacere della carica di riposo accumulata, restano i pensieri in libertà.
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Il cambio dei costumi colpisce sempre e non mi riferisco qui al vergognoso rito che ci colpiva da bambini, quando la mamma ci toglieva il costumino bagnato avvolti nell'asciugamano creandoci vergogna e imbarazzo, ma a questioni sociologiche di cui prendere atto e che forse meriterebbero saggi pensosi e non il rischio - come dire? - di figurare in queste mie modeste considerazioni che, per via della stagione, si possono configurare come semplice "cazzeggio", che è più comprensibile della vecchia espressione "parlare a vanvera".
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Ti capita di pensare a che cosa non sai fare e pensi in quale modo potresti occupartene, in una logica di apprendimento ragionevole.
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Bisognerebbe avere sette vite come i gatti per potere vivere più cose di quelle che in realtà riusciamo a fare e pensiamo a quanto si potrebbero conoscere in maggior misura anche solo guardandosi attorno con maggior curiosità.
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Basta sostare nel dehors in un bar all'ora canonica per farsi un'idea.
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Sulle mappe di epoca medioevale e rinascimentale i cartografi dell'epoca disegnavano brutti e temibili nostri marini in quei mari del mondo che erano inesplorati.
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I prodotti di tradizione - con i molti marchi, da quelli europei a quelli comunali - sono una delle chiavi di volta del Turismo.
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Fatevi un giretto all'Espace Aosta, la vasta area adiacente a quanto rimasto del grande stabilimento "Cogne".
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Sono stato un "addicted", malgré moi, dei voli aerei, che fosse da e per Roma o da e per Bruxelles, compreso - in quel mio periodo "internazionale" - certi tour in giro per l'Europa per incontri vari.
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Ogni volta che visito una comunità walser mi stupisco sempre per quel cumulo di storia originale che rappresentano.
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