Sono un tardivo consumatore consumatore di caffè. Per metà della mia vita non l’ho bevuto, poi - per motivi di socialità - ho cominciato a berlo e oggi ne sono un consumatore .
Mi incuriosisce berlo e l’aspetto curioso - l’ho visto in ultimo in Giappone - è che pure catene come Starbucks finiscono per proporre dei caffè che si adeguano ai costumi locali. Molto divertente e pure erudito un articolo sul Foglio di Mattia Manoni.
Dopo aver scherzato sulla varietà di caffè chiesti al bar, che mostrano come un espresso normale sia una comanda oramai rara, e proposto gli impressionanti dati del prodotto em mondo, entra nel vivo sulle origini: “In un articolo pubblicato sulla rivista "Trend in Plants Science" e intitolato "The story of coffee: legend and truth", studiosi di università e centri di ricerca spagnoli e portoghesi spiegano che, ad oggi, "non conosciamo le sue origini esatte, né quando o come sia stata scoperta la consumazione del caffè". Però, "una leggenda narra che la prima persona a scoprire gli effetti della caffeina fu Kaldi, un pastore di capre dell'abissinia (l'attuale Etiopia)". La scoperta sarebbe avvenuta proprio grazie alle sue capre che, dopo aver mangiato delle bacche rosse, divennero particolarmente attive, e lo fecero incuriosire. Il pastore parlò della sua scoperta a un monaco sufi della zona, il quale, assaggiando i frutti misteriosi, si senti immediatamente rinvigorito.
Una versione alternativa della leggenda racconta che il monaco, al posto di assaggiare le bacche, le gettò nel fuoco. Dalle braci però, dopo pochi minuti, si diffuse un piacevole aroma. A quel punto il monaco recuperò le bacche tostate e dopo averle macinate mise la polvere ottenuta in in acqua bollente. Secondo entrambe le versioni, le bacche di caffè appena scoperte aiutarono il monaco a rimanere sveglio durante le funzioni religiose notturne, ed è per questo che il suo consumo inizialmente si diffuse all'interno Si narra che a scoprirlo fu un pastore dell’Abissinia. Le sue capre, dopo aver mangiato delle bacche, divennero particolarmente attive dei monasteri sufi. Scopriamo poi che "i semi di caffè si propagarono lungo le rotte commerciali e di pellegrinaggio all'inizio del XV secolo, arrivando nello Yemen e poi in tutta la penisola Arabica, dove le prime piante vennero coltivate per il consumo locale. E' per questo motivo che, nonostante la sua origine africana, la specie venne chiamata arabica". Et voilà”.
E in Italia: “Prospero Alpino, botanico e medico (che fascino l'interdiscipli-narietà rinascimentale!), autore del libro "De Plantis Aegypti", contenente un'illustrazione della pianta del caffè. "I chicchi, caricati nel porto di Mocha, nella penisola Arabica, venivano scaricati a Venezia e inizialmente venduti nelle farmacie per scopi medicinali.
Ben presto, tuttavia, i veneziani impararono a tostarne i chicchi e iniziarono a berlo sia a casa che nelle botteghe del caffè. Nel 1683 fu aperta a Venezia, sotto i portici di Piazza San Marco, la prima caffetteria del mondo occidentale. Un secolo dopo, in città ce n'erano già più di 200". Ma per consacrare - letteralmente - la diffusione del caffè è stato necessario l'intervento di un papa, precisamente quello di papa Clemente VIII, che, dopo averlo assaggiato, decise di dare il suo assenso al consumo di quella che fino a quel momento era stata una bevanda prevalentemente musulmana”.
Interessante una lunga parte sulle proprietà della bevanda. Spiega Manoni: “Karen Nieber, direttrice del Dipartimento di farmacia dell'università di Leipzig, in un articolo intitolato "The Impact of Coffee on Health", spiega che il caffè contiene una miscela complessa di composti tra i quali, oltre alla caffeina, troviamo i polifenoli (sostanze naturali presenti anche nella frutta e nella verdura con proprietà antiossidanti), i lattoni e i diter - peni (composti con proprietà antinfiammatorie), oltre a essere ricco di vitamina b3, magnesio e potassio. (…) La caffeina, tra l'altro, è una sostanza contenuta in oltre sessanta piante, il che fa pensare che la sua ampia diffusione abbia in natura un effetto principalmente pesticida. (…) Ad oggi diversi studi hanno rivelato che un moderato consumo di caffè, consistente in tre o quattro tazze al giorno, può avere addirittura effetti benefici”.
Interessante, infine, l’effetto placebo:
“In un articolo scritto da ricercatori cileni e spagnoli, intitolato "Caffeine Placebo Effect in Sport and Exercise: A Systematic Review", già dalle prime righe è facile intuire la risposta a questa domanda: "L'aspettativa di aver assunto caffeina può ritardare l'affaticamento muscolare, anche senza una reale presenza di caffeina, sottolineando l'influenza delle aspettative psicologiche sulla prestazione fisica". In particolare, "l'influenza degli effetti placebo e nocebo sulla prestazione sportiva" è stata riscontrata "nel calcio, nei maratoneti, nel ciclismo, nel nuoto veloce e nel salto verticale". Inoltre, secondo alcuni studi presi in esame in questo lavoro, la credenza di aver assunto caffeina si è dimostrata efficace anche nel ridurre la sensazione di dolore a seguito dell'esercizio, e ha permesso di sostenere uno sforzo più a lungo”.
Guarderò tazza o tazzina con sguardo diverso…