Ho ricevuto nella mia vita molte lettere anonime contro di me, i miei familiari o amici o anche contro altre persone tirate in mezzo “per conoscenza”.
Chi vive nell’ombra ama sollevare scandali che danneggino anche una persona retta. Così, nel mio caso, si è sempre trattato di cattiverie o di illazioni infondate, che dovevano servire solo a fare del male. Ovviamente, essendo menzogne costruite a tavolino, infastidiscono, ma non ottengono il risultato sperato.
So bene che vale quanto detto nel celebre motto, variamente attribuito, che dice “Calomniez, calomniez; il en restera toujours quelque chose”.
Ma se uno ha la coscienza a posto se ne fa una ragione, sperando che chi vive con una maschera sul volto prima o poi venga scoperto e possa essere colpito.
Ho vinto in passato anche contro chi è stato beccato e condannato in Tribunale quale autore o complice. Ominicchi, come diceva Sciascia.
Le ho sempre cestinate, perché considero la sola lettura un regalo a chi agisce squallidamente nell’anonimato con la sola logica di imbrattare la credibilità di una persona. Pratica deprecabile di chi si sente forte solo perché non sa chi sia. Meccanismo che oggi esiste e ammorba il Web, dove gli anonimi si nascondo dietro identità farlocche nel nome - pensa il paradosso - della libertà di informazione! In più oggi, oltre agli invii per posta, esiste la ripetizione sui Social, che diventa così complicità nell’imbrattare l’onorabilità altrui. Chi diffonde ha la stessa responsabilità di chi scrive il primo messaggio.
C’è un piccolo saggio, piuttosto sconosciuto, di Edmondo De Amicis del 1897, intitolato “La lettera anonima”.
Ne stralcio qualche passaggio: ”Ho detto che le lettere anonime producono nella società un monte di mali. Chi ne dubita non ha idea di quante se ne scriva. Dal camerino della portinaia al gabinetto del ministro, dalla soffitta della popolana al salotto della signora, allo studio dell'artista, all'ufficio del questore, del preside scolastico e del comandante di reggimento, fino al palazzo dell'arcivescovo e del sovrano, la lettera anonima va in ogni parte. Il postino che avete incontrato questa mattina n'aveva forse parecchie nella borsa, n'aveva forse ricevuta una l'amico che vi salutò per la strada col viso rannuvolato, la buca in cui siete soliti a gettare le vostre lettere ne ingoia forse delle centinaia anno per anno. E pure sapendo o immaginando questo, se interroghiamo al proposito qualcuno di coloro che, per dovere d'ufficio, trattano più da vicino e quasi di continuo le passioni, le liti e i delitti degli uomini, riconosciamo che la nostra immaginazione stava al disotto della realtà; rimaniamo maravigliati al sentire quanta malvagità, quanta rabbia, quanta invidia, quant'odio vadano attorno pel mondo chiusi in una piccola busta, tra le pieghe d'un foglio che non porta nome; e più che meravigliati, rimarremmo esterrefatti se risapessimo quante persone colte e rispettate, che non avremmo mai credute capaci d'un atto simile, ne furono o ne sono capaci”.
Certo nascono sospetti e spesso chi cela mette nel testo qualche cosa di rivelatore, che vale un’alzata di spalle, pensando al poveretto che scrive lettere anonime.
Ancora De Amicis: ”Nell'atto di scrivere, è il godimento pieno e selvaggio della libertà di parola, è la soddisfazione di rompere per poco e di sentir cadere ai suoi piedi quell'into-naco di civiltà che per certuni è come una camicia di forza in cui si dibatte sempre il violento uomo primitivo, è la gioia di rifarsi una volta di tanti penosi sacrifizi fatti alle convenienze sociali e alla paura, è la voluttà remotamente atavica, di frugare con la penna a suo bell'agio nelle viscere d'un uomo come con la punta d'una freccia. Egli sfoga quasi un bisogno doloroso. Dicono: — È una viltà! — Ma a lui par quasi di difendersi rigettando le ingiurie che gli fanno nodo alla gola, alleggerendosi dell'odio che porta ammontato sul cuore. E quando, dato uno sguardo all'intorno, ha gettato nella buca la lettera, incomincia per lui un periodo d'aspettazione piace-vole, come pel cacciatore appostato che aspetta l'animale alla fossa dove cadrà in sua balia. Egli fa il conto dell'ora in cui la sua bomba letteraria, posta nelle mani della vittima, scoppierà”.
Nel mio caso inutili botti tipo Carnevale, che non spaventano nessuno. Miseria umana e niente altro.