Utilizziamo i cookie per personalizzare i contenuti e analizzare il nostro traffico. Si prega di decidere se si è disposti ad accettare i cookie dal nostro sito Web.
13 apr 2025

Le sirene del digitale

di Luciano Caveri

Insegnare è un mestiere difficile, specie di questi tempi in cui i più giovani, per altro come noi, sono immersi in una totalizzante e spesso inquietante dimensione digitale.

D’altra parte è difficile anche essere genitori con adolescenti immersi in un mondo Web sempre più complesso e attrattivo.

Sul da farsi non sappiamo bene. Ho letto libri sul tema, ne ho discusso con professori, ne parlavamo l’altro giorno con altri genitori di adolescenti nel rito delle lunghe attese per i colloqui insegnanti.

Ognuno ha i suoi metodi, c’è chi scova equilibri fra proibizionismo e tolleranza e chi cerca stimoli distraenti dal telefonino, la cui capacità di innescare dipendenza è ormai manifesta. Sul tema ci si scambiano idee e preoccupazioni per generazioni il cui tasso di socialità e di senso comunitario è pericolosamente basso.

Metto assieme informazioni su scelte normative, visto che pensare a norme fa parte del bagaglio del politico e trovo cose così.

Diversi Paesi hanno introdotto restrizioni sull’uso degli smartphone da parte dei bambini e degli adolescenti, sia attraverso leggi vere e proprie che mediante linee guida che sono di fatto consigli e non imposizioni.

In Svezia le autorità sanitarie raccomandano di non consentire dispositivi digitali per i bambini sotto i 2 anni con limitazioni di orari progressivi per fasce d’età, che mi domando come siano facilmente imposti. Questa la tabella: 2-5 anni: massimo 1 ora al giorno; 6-12 anni: massimo 2 ore al giorno; 14-18 anni: massimo 3 ore al giorno.

Anche la Francia ha introdotto le seguenti linee guida: divieto di tutti gli schermi (compresa la TV) prima dei 3 anni, fra i 3 e i 6 anni, uso di TV e tablet solo in presenza di un adulto. Nessun telefonino prima degli 11 anni, mentre fra gli 11 e i 13 anni, uso consentito ma senza connessione Internet. Accesso ai social media vietato prima dei 15 anni; TikTok e Instagram solo dopo i 18 anni.

C’è da chiedersi in quanti seguano queste indicazioni.

Anche in Spagna una commissione di esperti ha proposto di vietare l’uso degli smartphone ai minori di 16 anni, a causa dei rischi associati come depressione, ansia e dipendenza.

Divieto di uso dei telefoni nelle scuole in tanti Paesi, dal Regno Unito alla Cina, Italia compresa, se non per scopi didattici.

Personalmente credo che nelle scuole andrebbe introdotta una materia con esperti del Digitale, perché un uso consapevole è ormai meglio di divieti draconiani. Ma i tempi di reazione del sistema scolastico sono lenti e legati più alla buona volontà dei singoli che ad adattamenti rapidi dei programmi.

Quel che è certo è l’effetto notevole degli smartphone in età di apprendimento con conseguenze personali e sociali.

Lo diceva molto bene nel suo entusiasmante spettacolo Vincenzo Schettini, che ho visto a teatro a Ivrea. In origine professore dell'Istituto Tecnico pugliese di Castellana Grotte, è diventato famoso sul Web con le sue lezioni del progetto “La Fisica che ci piace”.

In più di un’ora e mezzo sul palco, in un mix fatto di contatto con il pubblico, spiegazioni pratiche, filmati e una maratona fisica (sembra un elfo pieno di energia) e verbale (rende semplice una materia ostica), Schettini mostra come una materia ostica come la Fisica sia, sapendola svelare, ricca di fascino e di interesse.

Non lo era per me ai tempi del Liceo, assieme alla Matematica, e solo da adulto - leggendo qualche libro giusto - ho potuto fare ammenda.

Ma Schettini è il primo a spiegare al pubblico, compresi i ragazzi che lo seguono sui Social, quanto sarebbe bene spezzare le catene da apparati digitali, che rischiano di imprigionarli e impoverirli per un loro cattivo uso.

Alla fine della serata, anche noi adulti, avevamo accumulato ulteriori ragioni per guardare con sospetto al telefonino che strega anche noi. Anche se siamo bravi - pure di fronte ai nostri figli - a trovare delle giustificazioni a nostra difesa, che rendono tuttavia più flebili certe severità nei confronti loro.