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19 gen 2025

Ford e Musk

di Luciano Caveri

Sono un rompiscatole sulla necessità di studiare la Storia. Vale per la Storia a livello mondiale e anche per la Storia locale, sapendo - nel caso della Valle d’Aosta - che non si vive in una bolla e se si attraversa la nostra storia millenaria il dentro e il fuori i nostri confini è quanto costruisce gli scenari succedutisi nelle diverse epoche.

Per questo mi è piaciuto leggere un articolo sul Foglio del giornalista e scrittore Siegmund Ginzberg, che propone un singolare ma utile parallelo fra due controverse personalità. Si tratta del passato con Henry Ford (1863-1947) e del presente con Elon Musk, 54 anni.

Del primo esiste, per la sua capacità di innovazione nell’industria, il termine fordismo, per l’altro esiste già il neologismo muskismo, i cui contorni sono in progress rispetto da una parte alla sua capacità di geniale inventore e dall’altra alla sua scelta ormai acclarata di occuparsi di politica, ormai a fianco di Donald Trump.

Trarrò qualche passaggio dal l’articolo di Ginzberg ed è utile seguire la parabola dei due soggetti.

Di Ford: “Geniale lo era davvero. Spregiudicato, infaticabile. Metteva bocca su tutto. Non fu mai eletto a nulla. Ma pretendeva di dare la linea al proprio paese sulle questioni di pace e guerra. Finanziava e simpatizzava con la destra in Europa. Odiava la sinistra, i socialisti, i sindacalisti. Divenne il quarto uomo più ricco d’america, terra in cui i miliardari nascono come funghi. La macchia più odiosa che pesa sulla sua figura è l’aver comprato un giornaletto di provincia che stava per fallire, e averlo trasformato in un colosso da quasi un milione di copie, con un’unica ossessione: dar addosso agli ebrei, dimostrare che sono la rovina del mondo, una razza maledetta da cancellare dalla faccia della terra. Hitler l’aveva preso in parola.

Henry Ford era un geniaccio. Su questo non ci piove. Un po’ pazzo, allucinato, eccentrico, esibizionista come lo sono spesso i geni. Il soprannome Crazy Henry se l’era guadagnato sin dalle prime volte che i curiosi si affollavano attorno alla sua creatura, un trabiccolo, un quadriciclo a motore, che aveva assemblato con le sue mani. Lui si compiaceva che gli dessero del matto. “Pazzo sì, ma come un volpe”, gli avrebbero sentito rispondere di tanto in tanto”.

Si deve a lui e alle sue intuizioni l’esplosione dell’automobile, che oggi ci pare la normalità, ma è stato uno scatto per la civiltà umana.

C’è nell’articolo una prima assonanza: “Ford aveva creduto nell’automobile col motore a benzina quando ancora non ci credeva nessuno. Esattamente come Elon Musk ha sempre creduto nell’auto elettrica, anche quando gli altri dicevano che la sua Tesla era destinata al fallimento”.

E poi subito dopo una seconda: “Ford si comprò un piccolo settimanale di provincia, il Dearborn Independent. “Ho idee precise e ideali che credo siano pratici, per il bene di tutti, e voglio trasmetterli al pubblico senza che siano ingarbugliati, distorti, riferiti erroneamente”, spiegò. Rassicurò che “questo giornale esiste per diffondere idee, le migliori idee che si possano trovare. Vuole fornire argomenti di riflessione. Intende promuovere e incoraggiare il pensiero indipendente”.

Colpisce l’assonanza con il modo in cui Elon Musk ha spiegato il suo investimento multi miliardario in Twitter, diventato X, e poi giustifica la scelta di non censurare nulla, nemmeno le posizioni più impresentabili, purché si vada nella direzione che garba a lui.

Il Dearborn Independent divenne l’organo del più rabbioso, viscerale, ignobile antisemitismo che l’america abbia conosciuto. L’idea centrale era che una spaventosa cospirazione giudaica aveva causato la Guerra mondiale, portato il bolscevismo in Russia, seminato caos e distruzione tra le nazioni ariane in Europa, e ora minacciava l’america. La “fonte” principale era un clamoroso falso antisemita commissionato nell’ottocento dalla polizia segreta zarista, noto come I protocolli degli anziani di Sion”.

Segue un lungo elenco dell’uso spregiudicato e violento del suo antisemitismo. Ecco un passaggio: “Una piccola antologia dal giornale di Ford. Tanto per dare l’idea. Gli ebrei sono “le iene e gli avvoltoi della terra”. “Parassiti, infingardi, pazzi..., apostoli dell’assassinio”. “L’ebreo è la fondazione stessa della più grande maledizione che grava oggi sul mondo: la guerra”. “L’ebreo è un magliaro, un mediatore che non vuole produrre, ma solo trarre profitto da quello che qualcun altro produce”. Si lamentano continuamente di essere i perseguitati, ma sono loro i veri persecutori. “Sono persecutori in Polonia. Sono persecutori in Russia. Sono persecutori in Palestina. Sono stati gli arci-persecutori religiosi della storia, come testimoniano i migliori storici…”.

“Appena gli sarà possibile cominceranno a fare i persecutori anche in casa nostra”. “Il sionismo è attualmente, come vi diranno confidenzialmente diversi governi, la cosa più nociva che ci sia, la cosa potenzialmente più pericolosa”. “.

Solo negli ultimi anni sembrò essere meno ossessionato, ma Ginzberg dubita: ”Da destra fu attaccato per essersi rammollito, aver venduto le sue idee “per un piatto di lenticchie”. Non era proprio così. In realtà aveva continuato a foraggiare i raggruppamenti estremisti in America e soprattutto in Europa. Compresi i nazionalsocialisti di Hitler. Evidentemente faceva comodo ai suoi affari. Tra le prime realizzazioni del Terzo Reich ci furono le autostrade e la Volkswagen. Il modello per la prima fabbrica Volkswagen fu la fabbrica Ford di Dearborn in cui si costruiva il Modello T. Prima ancora l’avevano presa a modello nella Russia di Stalin.

Henry Ford aveva 82 anni quando gli venne un ictus. Stava guardando, a quel che raccontano i biografi, un documentario girato dai soldati americani alla liberazione del campo di sterminio nazista di Majdanek. Rimorso? Non si può sapere. Il rimorso non è la virtù dei geni tipo Musk o Ford. Lo lasciano agli stupidi”.

Chiusura esemplare dell’articolo.

Resta oggi e in futuro capir bene cosa diventerà Musk, che è già una figura controversa con le sue aziende che operano in settori strategici come l’energia rinnovabile (Tesla), l’esplorazione spaziale (SpaceX) e le comunicazioni globali (Starlink).

Musk si esprime ormai apertamente su temi politici di importanza cruciale e alimenta filoni del trumpismo con dichiarazioni che spesso lasciano perplessi. Dove arriverà con il suo potere economico e tecnologico, ma anche per le sue opinioni pubbliche e le decisioni che influenzano direttamente la società. Sebbene non sia un politico, la sua influenza?

Una risposta sembra venire dalle recenti dichiarazioni di Joe Biden prima di lasciare la Casa Bianca: “Oggi in America sta prendendo forma un'oligarchia di estrema ricchezza, potere e influenza".