Utilizziamo i cookie per personalizzare i contenuti e analizzare il nostro traffico. Si prega di decidere se si è disposti ad accettare i cookie dal nostro sito Web.
17 gen 2025

La scuola e il duale

di Luciano Caveri

Leggo con curiosità il dibattito sulla “riforma Valditara” (dal nome del Ministro dell’Istruzione) sulle materie da apprendere a scuola, che potrebbe essere così riassunta.

Ritorno del latino: diventa materia curricolare opzionale nelle scuole medie con un’ora settimanale dal secondo anno. Studio della Bibbia, mitologia e epica classica: introdotto nelle scuole elementari per rafforzare le radici culturali. Separazione di storia e geografia: l’approccio della geostoria viene abbandonato. Integrazione di strumenti moderni: graphic novel, film e romanzi a fumetti per rendere lo studio più coinvolgente. Rafforzamento delle competenze linguistiche: focus su letture varie, dalla letteratura classica a quella moderna. Musica e arte: integrati nel percorso educativo fin dalla scuola primaria.

Ogni Ministro in Italia vuole lasciare una traccia e poi, scava scava, manca il coraggio di riforme vere e proprie in profondità, mentre si segue il proprio penchant ideologico come in questo caso.

Avevo già seguito con altrettanta curiosità la proposta, che ha fatto il pieno sui Social per qualche settimana, dell’abolizione del Liceo Classico, cui in tanti che lo hanno frequentato hanno reagito – me compreso – con particolare vigore verso chi lo bollava quale istituzione classista, buona per consentire a certe élites di bearsi della loro condizione. Posso testimoniare, nel ricordo con i miei compagni di classe (tanti ne frequento ancora), che si tratta di una baggianata.

Altri segnalavano nella polemica quanto fosse ormai démodé l’insegnamento del Latino e del Greco e anche su questo il batti e ribatti ha impegnato molti.

Ci pensavo perché nel gruppo della mia classe Terza B, che gode di un vivace scambio su WhattsApp, quando un mio compagno ha postato un interessante post di Guendalina Middei, autrice e insegnante e influencer, che scrive su Facebook e di cui ho già parlato una volta.

Leggete che bella cosa racconta e che da sciagurato studente mi era del tutto sfuggita nella sua profondità: "Sapete dove potete trovare la parola d’amore più bella di tutte? Ecco, in italiano c’è «l’io» e c’è il «noi». Nel greco antico no, c’era una forma che non esiste in nessun’altra lingua: il duale! Non significa «noi» ma «noi due insieme». Il duale è il numero dell’intesa assoluta, dei legami. I greci usavano il duale per nominare due persone, due amici, due cose uniti da un legame indissolubile: due occhi che guardano nella stessa direzione, due braccia che si tendono in un abbraccio, due mani che si stringono. Due metà che si completano. Amore e Psiche, Orfeo ed Euridice, Achille e Patroclo, venivano sempre nominati al duale”.

Ognuno pensi per un attimo con chi si sente duale! Prosegue l’articolo: “Ecco, un giorno una mia alunna mi chiese: a che scopo studiare qualcosa che gli stessi greci usavano molto, molto raramente? Ma vedete il duale è qualcosa di più di un numero, esprime qualcosa che noi abbiamo perduto, il senso delle relazioni tra le cose e tra le persone. La forza del «noi». Naturale che oggi fatichiamo a comprendere il senso e il perché del duale in un mondo dove ci sono rapporti ma non relazioni, conoscenti ma non amici, innamoramenti ma non amori! Viviamo in una società che sa dire soltanto «io» e non ha più tempo per il «noi». Sappiamo troppo e sentiamo troppo poco!

Ecco a cosa serve il duale: gli antichi greci ci ricordano che le cose più belle della vita non vengono e non nascono nell’Io ma hanno bisogno del «noi»! Ci ricordano che non esistono posti perfetti o momenti perfetti! Perché non sono le cose o i luoghi a rendere speciali la vita ma le persone. E ai ragazzi che si domandano a cosa serva il duale, perché fare lo sforzo per impararlo, voglio rispondere così: l’Uno divide, separa, interrompe, è come una campana di vetro, ti isola da tutto ciò che conta e ha valore, il Due quando diventa «Noi» è un ponte, una finestra, stringe i cuori, rende vicine le anime, le mette in relazione. Perché non ha senso vivere senza questo. E se vogliamo salvarci: abbiamo bisogno di tornare a dire noi! ".

Una cosa, a ben pensarci, molto bella ed è una finestra sulle sofisticate capacità espressive di questa lingua antica.