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04 gen 2025

No alla confusione

di Luciano Caveri

La confusione è una brutta cosa e viviamo tempi in cui bisogna diffidarne più che mai.

Certo in passato c’è chi l’ha apprezzata e persino esaltata. Lo faceva Mao Zedong, leader della Rivoluzione cinese e fondatore della Repubblica Popolare Cinese, che attraverso la sua visione rivoluzionaria vedeva nella “confusione” un’opportunità per il cambiamento e il rinnovamento. Questa idea è strettamente legata alla sua strategia politica e ideologica. La frase esatta suonava così: "Grande è la confusione sotto il cielo”, affermava Mao Zedong, “quindi la situazione è eccellente!”.

Mao enfatizzava il valore della “lotta” (斗争, dòuzhēng) come elemento centrale del progresso. In contesti di confusione o contraddizione, le persone sono costrette a confrontarsi con le disuguaglianze, le debolezze del sistema e a cercare soluzioni.

Anche il più beota dei maoisti italiani - e nella vita ne ho persino conosciuti - ha alla fine e tardivamente come questa visione abbia avuto conseguenze devastanti in molti casi, portando a sofferenze e disordini che hanno lasciato cicatrici profonde nella società cinese distante enormemente dall’essere democratica.

Per cui oggi chi lavora in Valle d’Aosta per la confusione e la predica e la pratica, immaginando di “distruggere un sistema” basato sull’autonomismo va guardato con sospetto e preoccupazione. Specie i molti che si vestono in fase preelettorali in agnellini celando di essere lupi.

Se ricostruiamo con onestà gli ultimi 80 anni è indubbio come ci siano stati errori, storture e non sempre certi protagonismi e pure le divisioni abbiano fatto del bene.

Ma se ci limitiamo alla storia contemporanea non si può non pensare alla straordinarietà degli eventi, spesso da certi mali può nascere qualcosa di positivo, che hanno portato nel 1945 alla genesi del nostro attuale regime autonomistico.

Vero che il momento preciso in cui inizia la storia contemporanea varia a seconda delle tradizioni storiografiche. C’è chi la situa nel 1789 con la Rivoluzione francese, chi l’anticipa al 1776 con la Dichiarazione d’Indipendenza degli Stati Uniti e chi con il congresso di Vienna del 1815. Comunque sia punti di partenza interessanti anche se si compara alla Storia valdostana nelle proiezioni successive dei due secoli l’Ottocento, Novecento e in questi primi 25 anni del Duemila.

È interessante osservare chi in epoche scure come in quelle chiare si è mostrato ostile all’identita valdostana e poi, sin dalla nascita,all’Autonomia speciale. Sono quasi meglio quelli che lo hanno fatto in maniera netta e chiara, perché i peggiori sono gli infingardi che rieducano bene e razzolano male. Li ho visti agitarsi nei Palazzi romani, mettendo la sabbia nei meccanismi o negando le nostre ragioni a differenza di quanto proclamavano in Valle.

Ora predicano la confusione affinché si trasformi in disordine in cui innescare la fine di un periodo storico più o meno allato scoccare degli Ottant’anni dalla nascita del regime autonomistico.

Bisogna sfidare e vincere questi nemici attraverso la conoscenza, il pensiero critico e l’impegno civile e politico. E naturalmente la con consapevolezza che ci vogliono idee e progetti che evolvono nel tempo, perché se sfogliamo i decenni dal 1945 ad oggi ci accorgiamo quante cose sono cambiate. E se il contrario di confusione è la calma questo è il segno tangibile che solo nel raziocinio e nella freddezza di fronte a temi complessi si possono trovare soluzioni.

Gli agitatori politici (un tempo in politichese si diceva agit-prop) creano solo difficoltà.