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22 dic 2024

Pantagruel e Trimalcione

di Luciano Caveri

L’agenda enogastronomica del periodo natalizio fa impressione, anche se sempre più gastronomica e meno eno- per via di un Codice della strada minaccioso.

Pranzi, cene, cenoni, aperitivi, apericene, brindisi e altri momenti conviviali rappresentano una gioiosa tentazione agli eccessi.

Esiste, però, grazie alla letteratura una modellistica di cui - sia come ospiti che come ospitati - dovremmo tenere conto. Come non pensare a Pantagruel e a Trimalcione: due protagonisti di opere di epoche e contesti molto diversi, ma che condividono alcune caratteristiche che li rendono simili, pur con differenze significative.

Con Pantagruel siamo nella metà del Cinquecento ed è un personaggio che esce dalla penna di François Rabelais, che nell’Europa rinascimentale spicca come figura straordinaria di intellettuale, letterato e scienziato.

Il suo personaggio è il simbolo di una vitalità straordinaria, con una fame insaziabile e un appetito per la vita, il cibo e il sapere. Pantagruel vive in un mondo di abbondanza e di eccessi e il grottesco si manifesta nei suoi tratti fisici e nelle situazioni paradossali o assurde che lo circondano, che vengono usate da Rabelais per criticare la società e le sue istituzioni.

Trimalcione è, invece,il personaggio del Satyricon, opera scritta intorno alla metà del I secolo d.C. da Petronio Arbitro, celebre arbiter elegantiae presso la corte di Nerone Si racconta di questo liberto arricchito, noto per i suoi banchetti esagerati, in cui esibisce ricchezza e potere in modo esagerato e spesso ridicolo. Il grottesco di Trimalcione è soprattutto morale e sociale e così la sua ostentazione e la mancanza di gusto, che sono caricature plastiche dell’arrivismo e della decadenza della società romana.

Così mentre Pantagruel diventa una figura allegorica che rappresenta la curiosità intellettuale e l’umanesimo rinascimentale, con una vena critica verso la rigidità delle istituzioni e del sapere dogmatico, Trimalcione è per contro una parodia del nuovo ricco nella società romana imperiale, che riflette il declino dei valori tradizionali e il trionfo della superficialità.

C’è abbondanza di cibo in entrambi i casi, ma è interessante vedere come si può usare lo stesso, apparente eccesso in modo diverso.

Nel Pantagruelismo, perché non a caso è nata questa espressione, si scopre la voracità e il carattere iperbolico del nutrirsi del ciccione godurioso con quantità eccessive e suo appetito è una metafora della sua stessa grandezza fisica e spirituale.

Le descrizioni dei pasti di Pantagruel e del papà Gargantua sono spesso fantasiose, con cibi inventati o iperbolici. Il banchetto diventa un momento di discussione e di scambio di idee, simboleggiando il nutrimento dell’anima e dell’intelletto.

Nei capitoli dedicati alla cena di Trimalcione, vengono invece descritti in dettaglio i cibi serviti, spesso caratterizzati da una combinazione di esagerazione, teatralità e cattivo gusto al limite del paradosso.

Ad esempio il piatto dei dodici segni zodiacali, che è un grande vassoio decorato con rappresentazioni dei segni zodiacali, ognuno dei quali associato a un alimento. Oppure il cinghiale farcito, che è un cinghiale intero, cotto e presentato in modo spettacolare, con uccellini vivi che volano fuori dalla pancia una volta aperto. La logica è l’ostentazione, la teatralità, l’esagerazione e gli abbinamenti tra i cibi sono spesso poco armoniosi, a sottolineare il cattivo gusto di Trimalcione.

A voi decidere, nella propria vita, quando siete stati a cena da un emulo dell’uno o dell’altro, anche in periodo natalizio…