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24 dic 2024

Guazzabuglio natalizio

di Luciano Caveri

C'est Noël : Il est grand temps de rallumer les étoiles... (Guillaume Apollinaire)

Natale, quando ero bambino, spiccava in tutta la sua apparente nettezza.

Era una festa cristiana, nel nostro caso cattolica e l’interlocutore era quel che si rappresentava nel presepe e nei riti della Chiesa.

Naturalmente emergeva già l’altro Natale, fatto di simbolismi aggiuntivi, come l’albero di Natale e le luminarie.

Ci sono stati anni in cui queste luci che facevano ambiente erano soverchianti nelle case e non negli interventi di ornamento dei Comuni. Ma - triste notarlo - più bambini ci sono dentro le case e più c’è voglia nelle famiglie di rendere tutto scintillante e vale il contrario.

Aveva ragione Gianni Rodari in un suo verso: “S’io fossi il mago del Natale farei spuntare un albero di Natale in ogni casa, in ogni appartamento dalle piastrelle del pavimento!”. Oggi, purtroppo, le culle sono sempre più vuote e questo si riverbera sul Natale, che rimane una festa che si costruisce attorno ai bambini. Un fenomeno la denatalità difficile da invertire.

Ha scritto Georges Bernanos: ”Natale è la festa dell’infanzia. Abbiamo il diritto di domandarci se ci saranno ancora per lungo tempo notti di Natale, con i loro angeli e pastori, per questo mondo feroce, così lontano dall’infanzia, così estraneo allo spirito d’infanzia”.

Già, feroce! Penso ai bambini ucraini con i papà al fronte che rischiano la loro vita e agli scenari di guerra che insanguinano il mondo. Anche a Betlemme c’è la guerra e la comunità cristiana è quasi estinta nel luogo della natalità di Gesù e rientra anche questo nella logica di persecuzione dei cristiani in corso in molti Paesi del mondo e rispetto alla quale non esiste una reazione.

Come non pensare, come contraltare ai rischi di retorica natalizia, a tutta la violenza gratuita e agli odi piccoli e grandi che sono veleni che colpiscono in barba al messaggio di amore insito nel Natale.

Ma, bando alle tristezze, pensiamo a queste ore che mancano e godiamoci quanto avviene nell’affaccendarsi di queste ore. Natale resta, comunque lo si veda, un guazzabuglio, se si pensa al fatto che è il risultato di una lunga stratificazione culturale, dove elementi precristiani e cristiani si sono intrecciati nel corso dei secoli.

Molto ruota attorno al solstizio d’inverno di questi giorni: un punto di svolta, poiché rappresenta il giorno più corto dell’anno e il graduale ritorno della luce. Queste celebrazioni hanno influenzato la successiva definizione del Natale cristiano.

Nell’antica Roma, il 25 dicembre era dedicato al culto del Sol Invictus, una divinità solare simbolo di rinascita e rinnovamento. L’imperatore Aureliano ufficializzò questa festività nel 274 d.C., celebrando il ritorno della luce dopo il solstizio.

Un’altra celebrazione romana importante erano i Saturnali, feste in onore del dio Saturno, che si svolgevano dal 17 al 23 dicembre. Durante i Saturnali si sospendevano le gerarchie sociali, si scambiavano doni e si banchettava, un’usanza che potrebbe aver ispirato alcune tradizioni natalizie.

Nelle culture nordiche si celebrava lo Yule, una festività legata al solstizio d’inverno. Il fuoco e i ceppi di Yule (da cui deriva la tradizione del “ceppo natalizio”) erano simboli della luce che avrebbe trionfato sull’oscurità. Si credeva che durante questa festa gli spiriti della natura e gli antenati visitassero i vivi. Il 25 dicembre, giorno già ricco di significati simbolici, fu scelto nel IV secolo d.C. per celebrare la nascita di Cristo, anche se non ci sono prove che questa fosse la data effettiva della nascita di Gesù.

Non a caso Cristo è definito come la “luce del mondo”, che torna pian piano andando verso la primavera.

Si può dire, con grande rispetto, che Natale è un gioioso guazzabuglio, vale a dire un’insieme di elementi disparati e persino contrastanti. Parola di origine romanza da guazzo (fradiciume) e bugliare (agitare) e il significato lo si capisce bene dal dialetto pistoiese che ha in un termine, che è “guazzabuglia”, un misto di acqua e neve”!