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25 ott 2025

Io reines, tu tori

di Luciano Caveri

Mi ricordo con un certo divertimento quanto avvenuto un giorno al Parlamento europeo a Strasburgo.

Ero seduto nell’emiciclo nella mia postazione, quando vedo avvicinarsi un collega, che mi apostrofa: “Sei valdostano?”. Rispondo di sì: “Ma è vero che voi combattete con le mucche? Noi in Portogallo lo facciamo con i tori!”.

Segue un dialogo che sembra per un attimo il teatro dell’assurdo, per poi dipanarsi nella reciproca comprensione. Lui mi spiega che da loro esiste una forma tradizionale di combattimento con i tori, nota come tourada o corrida de touros, che fa parte del patrimonio culturale del Paese, soprattutto nelle regioni meridionali come l'Alentejo e nelle Azzorre.

Chiarisce che da loro il toro - a differenza della corrida spagnola - non viene ucciso davanti al pubblico nell'arena. Lo spettacolo coinvolge cavaleiros (cavalcatori a cavallo, spesso su cavalli lusitani), forcados (gruppi di uomini che affrontano il toro a mani nude) e matadores (che usano lance invece di spade). È un mix di abilità equestri, coraggio e tradizione.

Io da parte mia gli racconto le batailles delle nostre reines, che è ben diversa, perché è un faccia a faccia fra le mucche con un campionato con bovine di tre diversi pesi che avviene in diverse zone della Regione e culmina in una finalissima in apposita arena.

Il tutto - aggiungo - risale agli allevatori che videro, millenni fa dopo l’addomesticamento delle mucche, la presenza di una mucca più aggressiva a comando delle mandrie e nacquero i "combat" tra queste "dominatrici” definite, non so se per affetto o con tratto beffardo, ”regine”.

Questa storia antichissima è rimasta - spiego al portoghese - solo perché la razza bovina autoctona non è stata spazzata via come è avvenuto altrove da razze importate.

Emerge oggi come una sopravvivenza culturale, diventando un tratto distintivo della "valdostanità" e un segno - pensando alla comune passione crescente nel Vallese e persistente in Savoia - di come i confini politici non siano corrispondenti all'area storica di interscambio culturale e umano.

Grazie ovviamente e in particolare alle "reines", che mostrano caratteri propri e personalità diverse, spesso delle autentiche commedianti, che rendono gli ultimi "combat" pieni di suspence.

Ci lasciamo, dopo i reciproci pistolotti, con la promessa di scambiarci un giorno una visita per ammirare io i suoi tori e lui le nostre reines.

Mi ero all’epoca incuriosito sul fatto se nel mondo ci fossero scontri diretti fra tori, scoprendo che in effetti esistono! In alcune zone rurali della Corea del Sud, i combattimenti tra tori sono una tradizione rurale che risale a secoli fa. Due tori maschi si affrontano spingendosi testa contro testa in un'arena fino a che uno si ritira o viene sopraffatto. Non è uno spettacolo cruento: i tori non vengono feriti gravemente né uccisi. Esattamente come le reines valdostane!

In alcune regioni giapponesi esiste un combattimento simile alla pratica coreana con tori che si sfidano sempre spingendosi.

In alcune zone rurali in India, i tori si affrontano o vengono coinvolti in competizioni uomo-toro come avviene in Portogallo, anche se a volte i tori si scontrano tra loro incidentalmente.

Insomma, questa interazione fra mondo umano e mondo animale (in Valle d’Aosta battagliano anche le capre e non più i galli) sembra un tratto comune.

Nei casi citati nulla di mortale e niente scorrimento di sangue, con buona pace degli animalisti che dovrebbero vedere come vengono trattate le nostre mucche combattenti. Davvero delle ”reines”!

Purtroppo si escludono incontri amorosi con i colleghi tori europei ed orientali.