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05 set 2025

L’Unione europea è casa nostra

di Luciano Caveri

Oggi voglio dirvi con chiarezza quanto creda nel valore dell’Unione europea, pur premettendo che sono molte le cose da migliorare, ma a tutt’oggi non esiste alternativa ad un’Europa forte attraverso la quale rendere ciascun Paese membro e anche ciascuna Regione più floridi e più sicuri.

Ho avuto il privilegio di vivere nelle Istituzioni europee da parlamentare europeo e, in per un lungo periodo, ancora in corso, come membro del Comitato delle Regioni.

Questa esperienza mi ha formato e arricchito di conoscenze nel convincimento dell’idem sentire che vive nel Vecchio Continente e che crea uno straordinario mix culturale e un’esperienza politica del tutto originale e arricchente.

Ho imparato quanto vecchie ruggini e stupidi pregiudizi siano ormai da considerarsi un cascame inutile e come la Pace, senza retoriche di certo pacifismo di maniera, siano state il valore aggiunto del mettersi assieme, dopo le vicende terribili delle guerre mondiali, ultima catena di vicende belliche che nel passato hanno insanguinato l’Europa.

Oggi le minacce russe, manifestatesi con l’aggressione dell’Ucraina, fanno capire bene come l’Unione europea sia una condizione necessaria per vivere assieme e avere quella forza che può consentire di essere protagonisti nel mondo.

Ho lavorato in Europa con entusiasmo, studiando a fondo quanto necessario per avere un bagaglio solido che mi consente oggi di conoscere i meccanismi del diritto comunitario, utili anche per una piccola comunità come la nostra.

Ho lavorato per avere un ufficio della Valle d’Aosta a Bruxelles e seguito con passione, a diverse riprese, gli Affari europei, che sono un vanto per l’Amministrazione e una leva per tanti giovani attraverso iniziative nelle scuole per accrescere la coscienza della loro cittadinanza europea. Erasmus ha aggiunto in più la possibilità di viaggiare attraverso l’Europa per aumentare le conoscenze linguistiche e comprendere meglio altri Paesi amici nel cuore di una comunità condivisa.

Non sono solo i cospicui fondi ottenuti da Bruxelles a favore della Valle d’Aosta a convincermi del buono dell’integrazione europea, ma è qualcosa di più profondo e meno venale. Per cultura politica dell’autonomismo valdostano, esiste un filone fecondo di interesse per l’Europa, che si sviluppa fin da inizio Novecento e raggiunge il suo apice durante la Resistenza e nel dopoguerra. Un sentimento profondo che resta intatto e che vede nel disegno europeo una chance per un popolo alpino come il nostro, che ha nel proprio bagaglio l’afflato federalista che naturalmente respinge il sovranismo nazionalista.

La democrazia oggi è minacciata dall’alleanza delle autocrazie nel mondo e persino gli Stati Uniti hanno in Trump un esponente che pencola gravemente contro valori e principi che sembravano solidi in una delle culle delle Costituzioni moderne.

L’antieuropeismo è una malattia infantile nel migliore dei casi, nel peggiore è una svendita dell’Europa al giacobinismo nazionale. Quel nazionalismo anacronistico che è stato causa di drammi collettivi per i popoli europei e solo solide istituzioni democratiche possono evitare certi fantasmi che arrivano dal passato.

Essere Regione di montagna, Regione plurilingue, Regione con forte potere legislativo è una particolarità che ci fa spiccare al di là della nostra piccolezza geografica e demografica e ci consente di partecipare a reti più vaste in cui il dare e avere diventa una necessità per crescere e per svilupparsi contro le brutture del populismo e della demagogia, che imbrattano anche l’europeismo e mettono in pericolo le nostre libertà.