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03 set 2025

Adattarsi al clima che cambia

di Luciano Caveri

Già cinque anni fa, in occasione delle scorse elezioni regionali, si parlava del cambiamento climatico, ma ora il tema è ancora più incombente e legittimamente al centro del confronto politico. Non foss’altro perché, nello scenario mondiale, mentre pareva esserci consapevolezza della responsabilità umana e della necessità di contromisure rispetto al riscaldamento globale, ora giganteggia la figura grottesca di Trump che sposa a pieno le tesi pericolose e infondate dei negazionisti. Anche nel Governo italiano si sono insinuati i dubbiosi sul tema e si manifestano anche in Valle nel solco di chi vive di fantasie.

In Valle d’Aosta sul fenomeno dovremo fare quanto di nostra competenza, ma non esistono frontiere al cambiamento climaticoche ci proteggano e la mancanza di volontà globale per misure di contrasto obbliga ad una strada consapevole: l’adattamento sul nostro territorio e per la nostra società.

Bisogna farlo con tranquillità e determinazione, sapendo che il nostro territorio sta vivendo un mutamento profondo con conseguenze ormai purtroppo prevedibili e che necessitano lescelte necessarie.

A causa dell'aumento delle temperature, le calotte glaciali delle Alpi, i nostri meravigliosi ghiacciai, stanno perdendo massa in modo significativo. Questo ha per cominciare un impatto sulla disponibilità di acqua, sull'habitat degli animali e della flora che dipendono dai ghiacciai come riserva di acqua.

Vi è poi la serie degli eventi meteorologici estremi: mai avrei pensato di vedere i vecchi temporali trasformati in simil monsoni. Questo aumento di eventi meteorologici estremi innesca inondazioni, valanghe in zone mai viste, frane che minacciano zone abitate e vere e proprie tempeste. Questi eventi possono causare danni alle infrastrutture, alle comunità locali e all'ambiente naturale. Assistiamo poi all’impatto sulla vegetazione e l’incisione sugli ecosistemi. Le temperature più elevate influenzano la distribuzione e la composizione della vegetazione alpina e lo ai vede dalla vite e dagli ulivi, per citare due casi. Le specie vegetali che dipendono da condizioni di freddo e umidità specifiche potrebbero trovarsi in difficoltà, mentre altre specie invasive se non persino pericolose su stanno espandendo. Questo può alterare gli ecosistemi e la biodiversità sulle Alpi con scomparsa anche di specie animali, tipo la sofferenza di stambecchi e difficoltà per pernice bianca o lepre variabile.

Vi è poi il tema dei corsi d'acqua e, nel caso valdostano, l’alimentazione dei Ru che servono alle zone dell’Envers. Questo perché - come dicevamo - l’aumento delle temperature provoca lo scioglimento dei ghiacciai contribuisce all'aumento del flusso d'acqua nei fiumi alpini e in prospettiva al rischio di periodi di prosciugamento. Questi cambiamenti nel regime idrologico, avranno conseguenze sulla disponibilità di acqua per uso umano, agricoltura e sulla produzione di energia idroelettrica e per questo fa bene la nostra CVA a puntare fuori Valle su eolico e fotovoltaico a vantaggio dei finanziamenti per la Valle derivanti da queste produzioni di energia pulita.

Segnalo ancora l’impatto sull'agricoltura e sull'economia locale. Come già accennato, i cambiamenti climatici possono influenzare le attività agricole e l'economia delle regioni alpine. Le colture possono essere soggette a nuove sfide, come periodi di siccità o piogge intense, che possono compromettere la produzione agricola e influenzare pratiche tradizionali estive come l’alpeggio. Inoltre, il turismo alpino, che è una fonte importante di reddito per molte comunità locali, potrebbe a certe quote risentire degli effetti del cambiamento climatico, ad esempio a causa della riduzione delle nevicate invernali e su questo bisogna lavorare senza drammatizzazioni, perché alle quote più elevate la neve ci sarà.

Gli effetti del cambiamento climatico non sono più un concetto astratto e distante: la crisi climatica viene a bussare alla nostra porta in modi che non avevamo mai sperimentato e con una potenza fuori dal nostro controllo. Per questo motivo possiamo provare paura, ansia e disagio al pensiero di possibili catastrofi ambientali; tristezza per un ambiente che non vedremo più come lo avevamo conosciuto; oppure un senso di unione nell’affrontare le sfide climatiche basato su una profonda connessione con l’ambiente e con la Terra.

Una piccola comunità come la nostra deve lavorare – e già lo sta facendo – con tutte le possibilità previsionali e in una logica reattiva per non farsi trovare impreparati.