Ci sono stati anni assai distanti in cui mi piacevano moltissimo i fuochi d’artificio nel senso di averli e spararli nel cielo. Prima di Capodanno avevo un fornitore aostano di fiducia e quando salivo a Champoluc per l’ultimo dell’anno ero attrezzatissimo con mezzi di divertimento di massa di una certa potenza.
Poi, finiti certi calori giovanili e certi penchant dinamitardi assai apprezzati dagli amici di allora, sono diventato un fuitore di fuochi artificiali altrui. Nel senso che mi piace vederli e so che questo farà arrabbiare coloro che predicano il divieto, soprattutto a beneficio dei bambini sostitutivi di oggi, cani e gatti, mentre i bambini veri li adorano.
Non vorrei apparire come un senza cuore e quando avevo cani - perché i gatti se la cavano, come sempre, intrisi come sono di una certa felina ì differenza - facevo in modo che venissero al momento degli scoppi situati in modo che non patissero danni.
Gli ultimi fuochi in ordine di tempo li ho visti nelle scorse ore, ovviamente a Capodanno, proiettati nel cielo del Kenya. E ovviamente mi sono molto piaciuti, avendo anche ormai una serie di termini di paragone. E certo certi spettacoli pirotecnici in Oriente sanno di qualcosa in più.
Non c’è da stupirsi: i fuochi d’artificio sono stati inventati in Cina intorno al IX secolo. Secondo la tradizione, furono inizialmente scoperti per caso quando un alchimista cinese mescolò salnitro (nitrato di potassio), zolfo e carbone, creando una rudimentale polvere da sparo. Questa miscela veniva inserita in canne di bambù o involucri di carta e bruciata, producendo scoppi rumorosi per scacciare spiriti maligni.
Col tempo, la tecnica fu perfezionata e i fuochi d’artificio divennero una parte fondamentale delle celebrazioni cinesi, in particolare durante il Capodanno lunare. La conoscenza dei fuochi d’artificio si diffuse poi in Europa nel XIII secolo grazie ai mercanti e agli esploratori, come Marco Polo. In Europa, furono ulteriormente sviluppati per scopi militari e per spettacoli pirotecnici durante feste e cerimonie. Il Foglio, pochi giorni fa, ha ricordato la storia piuttosto grottesca perché un editto senza esito delle amministrazioni pubbliche che sono censori del loro uso, così riportando con realismo rispetto al proibizionismo applicato ai fuochi di artificio: ”In teoria questi sarebbero tra l’altro vietati in molte città. Da Aosta a Reggio Calabria, passando per Roma, la maggioranza delle città italiane hanno come ogni anno emesso apposite ordinanze (nella Capitale multe fino a 500 euro) che come ogni anno nessuno rispetterà”.
Questa storia dell’ordinanza che si tinge di ridicolo è una roba da lettino dello psicoanalista nelle piccole città e nelle grandi, la cui profondità di utilizzo è ricordata dal Foglio: “Roma da sempre del resto, insieme ovviamente a Napoli, è una capitale dei botti. Nel Seicento la regina Cristina di Svezia che qui abitava dopo l’abdicazione divenne una delle protagoniste della scena culturale e sociale barocca. Commissionava spettacoli pirotecnici nei giardini delle ville nobiliari e durante le celebrazioni religiose e politiche. I fuochi erano considerati simboli di potere e grandezza, perfetti per una sovrana che voleva mantenere il proprio status regale nonostante avesse rinunciato al trono. Uno degli eventi più famosi fu il suo ingresso ufficiale a Roma nel 1655, che fu celebrato con fuochi d’artificio spettacolari a Castel Sant’angelo, allora la piattaforma perfetta per simili esibizioni. Si dice che la sovrana fosse così affascinata dalla pirotecnica da frequentare persino gli artigiani che li costruivano, interessandosi alle tecniche di produzione”.
Ricordo una lettera su di un giornale locale un j’accuse ridicolo contro i fuochi della Festa dei calabresi di Aosta come se queste esplosioni gioiose fossero un attentato alla valdostanità. Peccato che questi fuochi già esistessero nei secoli passati e già nell’Ottocento com’erano polemiche sulla loro rumorosità!
L’articolo del Foglio prosegue acutamente sezionando la logica del NO rapportata a secoli in cui i fuochi non avevano avversari pervicaci come tutti quelli che, in tutta Italia, hanno previsto divieti e multe salate, con in prima fila Roma, la Capitale: “Chissà cosa avrebbe detto delle ordinanze anti fuochi. In realtà la capitale vive un paradosso: da una parte li vieta dall’altra li incoraggia: Se sono proibiti a Capodanno, hanno il loro festival apposito (non esiste materia cui non sia dedicato un festival, in Italia): “Stelle di fuoco”, ogni prima settimana di luglio vede a Cinecittà World un campionato, con 12 spettacoli pirotecnici, in sei giorni di gara”.
In realtà, negli ultimi anni, i droni luminosi hanno iniziato a sostituire i fuochi d’artificio in molte celebrazioni, grazie ai loro vantaggi in termini di sicurezza, sostenibilità e spettacolarità. Questi spettacoli, realizzati con sciami di droni sincronizzati, offrono un’alternativa moderna ed ecologica ai tradizionali fuochi pirotecnici. Nonostante i vantaggi, i droni non hanno ancora completamente sostituito i fuochi d’artificio, in parte per motivi culturali e di tradizione, ma il loro utilizzo è in rapida crescita.
Il già citato articolo si occupa, tuttavia dei fuochi d’artificio non rumorosi con qualche scetticismo: “Pare che i botti che non fanno il botto siano oggi il non plus ultra. Anche per non disturbare gli amati canetti che, si sa, soffrono. Ha dichiarato alla Gazzetta di Lucca un esperto del settore, Diego Bertoli Barsotti: "La novità di questi ultimi tempi è che noi, come azienda, anche per andare incontro a queste sensibilità, e per il rispetto degli animali e delle persone fragili, ci siamo specializzati in fuochi di tipo silenzioso, cioè con effetti luminosi e pirotecnici fantastici, ma senza botti e di una bellezza straordinaria. Addirittura abbiamo organizzato, anche localmente, a Castelnuovo Garfagnana, con grande successo, interi spettacoli pirotecnici silenziosi”. Non si sa se sia fenomeno effimero, tipo i silent party che paiono un po’ una bizzarria figlia di uno spirito (di patata) del tempo, tipo i bar-igloo dove andare a bere imbacuccati tra i lastroni di ghiaccio o le stanze d’hotel subacquee con l’orca che ti fa ciao ciao. Però il trend sta prendendo piede: alcune città hanno adottato i fuochi silenziosi: per la prima volta Atene stasera utilizzerà questa tecnica insieme a uno spettacolo di droni e a un concerto dell’orchestra filarmonica nazionale. Anche a Pinerolo stasera lanceranno fuochi silenziosi. Alcuni stanno facendo però già marcia indietro. In Inghilterra la squadra di rugby del Colchester dopo aver fatto dei festeggiamenti silenziosi l’anno scorso quest’anno ha annunciato che rivuole i veri e propri botti, e pazienza per le bestie. A Edimburgo un panda è morto allo zoo per i fuochi e non si capisce se li faranno, li faranno silenziosi o non li faranno del tutto. Naturalmente online ci sono molte polemiche: i fuochi silenziosi non sono veramente silenziosi, si legge in gruppi e forum appositi: il silenzio è un’altra cosa, ecc. ecc.”.
Su tutto ormai è troppo spesso ci si divide.